Mentre partecipo alle lezioni di streetart c/o Naba cerco di prendere nota delle cose che maggiormente mi colpiscono. Questo sono le note che ho preso durante la "lezione" di Gatto Nero. Mi scuso se non ho riportato fedelmente il suo pensiero
GATTO NERO
Il mio è un approccio completamente free-style, non preparo bozze ma inizio a tracciare direttamente sul muro a mano libera; posso dire di essere uno strumento della bomboletta.
Ho iniziato a dipingere sui muri negli anni 80. Andavamo con lo skate nei parchetti della periferia Milanese lasciati in situazioni di degrado e circondati da un mondo che cambiava faccia in piena de-industrializzazione. Per me che vengo da Baggio dipingere sui muri, è un’esigenza nata dalla voglia di cambiare la faccia del quartiere dove vivevamo.
Il muro è un’opera collettiva. Ora chi fa un muro mette la propria firma vicino al suo pezzo. Una volta tutte le firme di coloro che avevano dipinto venivano messe alla fine del lavoro, a volte su una pergamena, come a sottolineare l’aspetto collettivo dell’opera.
In una situazione di degrado sociale ed economico, dove la morale era “fai soldi fottendo il prossimo”, il writing ha salvato molti dall’eroina e ci ha permesso di crescere con dei valori morali.
Abbiamo sviluppato il rispetto per il lavoro altrui, la passione dell'opera collettiva, il desiderio di migliorarci continuamente, la voglia di imparare dagli altri e il piacere di condividere le nostre esperienze e tecniche.
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GATTO NERO E' UN MITO
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